La grande avventura

OASI DI ENRICO
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Tra le dune che circondano l'oasi

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Carovana di viaggiatori del Web. Nell'oasi troveranno argomenti che potrebbero essere di loro interesse


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Tutte le esperienze di viaggio sin qui inserite,  sono  raggruppate di seguito, come se fosse un libro, il cui titolo potrebbe essere "La grande avventura", intendendo come tale, la cronaca degli avvenimenti di viaggio fin qui esposti ai quali ne seguiranno  altri. "Autostop" potrebbe essere il titolo del primo capitolo.

Gli stessi episodi però,  sono anche distribuiti nelle varie cartelle dedicate diventando così argomenti singoli. Oltre agli episodi di viaggio,  potete farvi un'idea degli altri temi trattati  cliccando su "Argomenti", nome della cartella che compare a menu nell'elenco proposto. Si attiva il menu cliccando  sul piccolo riquadro in alto a destra con tre righette sovraposte

Laboratorio di Radiotecnica anni 50 - 60

ESPERIENZE DI VIAGGIO

I° Puntata - La "grande" avventura1 - L'inizio

Tanto tempo fa, in un passato lontano lontano, un ragazzo bussava alle porte del mondo per iniziarne, in parte, la conoscenza. La passione per i viaggi era innata anzi, se c'era da scoprire qualcosa ero sempre presente e curioso :  venendo da un’epoca che ci aveva negato tutto ma che ci offriva l’opportunità di ricominciare non vedevo l’ora di iniziare l’avventura.

Erano i mitici anni 60, quelli del boom economico post ricostruzione dopo la II° guerra mondiale. Il lavoro non mancava, era sempre dietro l’angolo. All’epoca, lavoravo in TIMO, Telefoni Italia Medio Orientale con direzione a Torino e zona operativa in Emilia Romagna. Ero fresco di diploma, Perito Industriale Radiotecnico Capotecnico, uno degli ultimi anni della specializzazione, incentrata sulla costruzione di radio con valvole termoioniche alte mezzo metro (forse esagero un po' ma poi mica tanto Quel “trabiccolo” che si vede, è una radio in costruzione)

[foto del laboratorio di Radiotecnica a inizio articolo]

Avevo già fatto qualche viaggio, (meglio dire spostamenti più o meno lunghi), negli anni precedenti ma niente di più. Il primo vero viaggio con obiettivo ambizioso, intrapreso con un mio ex compagno di scuola, fu la scoperta dell’Italia, perché di questo si trattava, da cima a fondo, partendo da Ventimiglia per arrivare fino a Taranto. Non male per due sprovveduti o quasi!! Detto fatto. Mica tanto!! Soldi pochi anzi, quasi niente.

Come si viaggia allora? Ma naturalmente in autostop, la moda del momento che sapeva molto di avventura. Allora, zaino in spalla compresa una spartanissima canadese [vedi foto a fine testo ] dove in due si stava stretti, senza fondo para umido, letto costituito da una coperta stesa al suolo. Si dormiva dove capitava, a volte in un campeggio a volte su qualche distesa erbosa: a Genova, ci siamo accampati in un prato prospiciente il cimitero monumentale di Staglieno con tanto di visita notturna di vigilanti, senza conseguenze.

Ma andiamo con ordine, vale a dire prima bisogna arrivare a Ventimiglia, stazione di partenza. Come? Ma in treno naturalmente, all’autostop ci pensiamo dopo. Stavolta sì, detto fatto, un viaggio in treno è un viaggio in treno, niente da segnalare. Sbarcati a Ventimiglia, tempo per un caffè, punto della situazione e scelta del luogo di “appostamento” per rimediare un passaggio. Dopo qualche ora (sì, non minuti o poco tempo come ingenuamente credevamo, con spostamenti vari sempre con tutti i nostri bagagli appresso), non si era fermato nessuno, solo un po' di curiosità e basta.

Cominciavamo ad essere un po' sfiduciati e stanchi quando abbiamo adocchiato una bella stazione di pullman di linea che coprivano diverse destinazioni tra cui quella che in quel momento ci interessava, vale a dire Ventimiglia-Genova. Non ci abbiamo pensato molto, ci siamo imbarcati e via verso Genova. E l’autostop? Nessun problema, vedremo dopo.

A Genova, ricerca di un campeggio, sempre con le nostre difficoltà a muoverci. Dopo un po' di tentativi infruttuosi, (camping pieni, solo tende che erano tali come non lo era la nostra ...), troviamo posto in un campo da tennis in terra rossa, spacciato dal proprietario come adibito a camping. Bé non so se avete mai provato a piantare dei paletti su un campo da tennis in terra rossa. Noi sì ma senza successo. Che si fa? Eravamo o no degli autostoppisti?

Quelli non si perdono mai d’animo. E allora anche noi, dopo un “lauto pasto, si fa per dire” ci siamo guardati intorno e siamo finiti a Staglieno di cui avete letto sopra, arrangiandoci alla meglio. Il giorno dopo, con tanto di cartello (avevamo visto fare così dai nostri “colleghi” più esperti) indicante la nostra destinazione, ci abbiamo riprovato e finalmente qualcuno aveva cominciato a fermarsi offrendoci passaggi più o meno prossimi alle nostre mete.

Quindi giù per l’Italia verso Roma con tappe a Firenze per visitarla appieno, (Piazza della Signoria, la Galleria degli Uffizi, il Ponte Vecchio e molti altri luoghi celebri) e a Siena con l’intento sì di visitarla ma anche perché era la nostra ancora di salvezza. Un po' sprovveduti ma non del tutto. A Siena risiedevano dei parenti stretti del mio compagno di viaggio. Accolti a braccia aperte e con curiosità, volevano dire pasti assicurati par qualche giorno e sovvenzioni per poter viaggiare con più serenità.

A Siena comunque, oltre a Piazza del Palio e al Duomo, abbiamo potuto visitare la Lizza, antiche mura medioevali che si estendevano a difesa del comprensorio senese e adesso meta preferita per passeggiate nei suoi splendidi giardini.  Lasciata Siena, ci siamo diretti verso Roma dove siamo giunti dopo qualche giorno. Ormai, viaggiavamo abbastanza disinvolti senza incontrare particolari problemi. Il camping dove avevamo trovato ospitalità, era molto bello, inaugurato da poco e dotato dei più moderni servizi. Alla nostra tendina era stato riservato un posticino un po' appartato perché non desse troppo nell’occhio ma la cosa non ci ha turbato più di tanto.

Il posto piacevole, la bella sistemazione e la maestosità di Roma, ci hanno convinto a fermarci più del previsto per una visita approfondita portandoci anche a scendere nelle catacombe. Una visita che non avrei più dimenticato negli anni a venire e che mi ha fatto tornare nella città eterna molte altre volte.

Dopo qualche giorno e parecchi soldi spesi, facendo il punto della situazione, abbiamo convenuto che, forse, ci restavano spazio e risorse per fare una puntata a Napoli- Così pensavamo ma il forse, esaminato a fondo, diventò subito un “niet” alla russa, per dire che era categorico. Questo se volevamo avere buone possibilità di tornare a casa, cosa che in fondo non ci dispiaceva.

Risalimmo allora la penisola senza particolari problemi se non le lunghe attese per i passaggi ma ormai eravamo abituati. Devo dire in verità che, passando vicino a Siena, ci venne la tentazione di “far visita” nuovamente ai parenti conosciuti nel girone di andata,, beninteso solo per metterli al corrente del nostro peregrinare (bugiardi!!) ma l’intenzione rimase solo tale.

Giunti a casa, baci ed abbracci con anici e parenti in attesa di sentire il racconto delle nostre “strabilianti avventure”, cosa che facemmo aggiungendo particolari da brivido ad ogni nuovo incontro e suscitando ammirazione ed invidia nei nostri interlocutori ( a dire il vero solo a qualcuno). Devo dire che non abbiamo esagerato poi più di tanto. Dopo questa esperienza comunque interessante, altri viaggi in autostop?. Di comune accordo abbiamo deciso che, per il momento, era un tipo di esperienza che non avremmo ripetuto.

FINE DELLA I* PUNTATA

II* PUNTATA

[prime uscite dall’Italia]

L’avventura dell’autostop si era conclusa nel 1960 e, durante circa un anno di lavoro, oltre che espletare le mie mansioni, trovavo spazio per fantasticare sulle possibili mete delle mie prossime vacanze.

Andava di moda in quegli anni la Costa Azzurra, luoghi bellissimi ed ancora incontaminati di cui si parlava molto soprattutto perché era la dimora di BB, alias Brigitte Bardot, bomba sexi del momento. Perché allora non fare un giro lungo la costa con meta Saint Tropez?.

Cartina della Francia con particolare rilievo per la Costa Azzurra, stesura di un possibile itinerario segnando le località più interessanti e significative, ricerca di compagni di viaggio e via!! Via si fa per dire perché il mio amico dell’autostop non era disponibile e comunque non interessato a quel tipo di vacanza. Altri compagni o amici non erano disponibili.

Rinunciare? Giammai, e allora si parte da soli con una magnifica DKW Tedesca [vedi foto a fine testo] della AutoUnion (sfido chiunque a ricordarsela) che avevo acquistato o meglio, mi ero fatto convincere ad acquistare, decantata come se fosse una cosa unica o quasi. In effetti forse unica no ma pochi esemplari sì perlomeno in Italia. Oltretutto non “andava” neanche a benzina ma, udite udite, era un due tempi a miscela. Sì proprio quella che, allora, si usava per le motociclette. Invero, problemi meccanici non me ne ha mai dati ma vi immaginate le difficoltà per i rifornimenti? Tralasciamo.

Nessuna tappa in Italia ma direttamente alla frontiera di Ventimiglia, guardato con curiosità dai doganieri (forse non io ma la mia macchina) e tappa a Montecarlo dove mi sarei fermato per la notte. Il giorno appresso, come resistere al fascino di uno dei Casinò più mitici dell’epoca? Montecarlo era frequentato da gente famosa che talvolta si giocava delle fortune con sorti alterne. Che ci facevo lì? Niente naturalmente, era solo curiosità. Però però, una puntatina così per provare..

Entro e rimango affascinato dalle luci splendenti, dalle molte persone che si alternavano ai tavoli per giocare salvo cambiare frequentemente posto per tentare con altre tipologie di gioco. A cosa giocare? Ma alla roulette naturalmente, col gioco del ...pitocco. Se non lo conoscete ve lo spiego in breve anche perché non c’è molto da dire. Come saprete, alla roulette, oltre ai numeri in varie combinazioni, si può puntare sui colori vale a dire il rosso o il nero. La “furbizia” consiste nell’attendere che un colore esca per almeno tre o quattro volte di seguito.

E poi? Ma è semplice: Si punta sul colore opposto e si aspetta. E se esce ancora l’altro colore? Bé, hai perso!! E la furbizia? La furbata, geniale, consiste nel puntare ancora sullo stesso colore ma raddoppiando la posta. Così si recupera quanto perso prima e si incassa la vincita. Semplice. Mica male come idea, sembra convincente. Sembra sì, perché il problema sta nel capitale a disposizione che deve essere considerevole per far fronte ai numerosi raddoppi che il tipo di gioco richiede. Il pitocco, che si accontenta di vincite modeste, non dispone certo di grandi somme per cui, il ritrovarsi senza soldi è un evento quasi sicuro e anche a breve termine. Provare per credere!!

Resta comunque l’emozione di aver vissuto per un giorno nell’atmosfera del cosiddetto bel mondo, momento da ricordare ma senza aneliti particolari. Oltre al casinò, Montecarlo offre altre bellissime opportunità di ammirare ambienti unici come il meraviglioso Acquario  [vedi foto a fine testo] dove trovare specie di fauna acquatica tra le più complete al mondo Visitandolo, ci si rende conto che Acquario é un termine riduttivo perché si tratta di un vero e proprio Museo Oceanografico dove i “reperti” sono esseri viventi.

Decisi di fermarmi ancora un giorno o due per visitare la Cattedrale ed assistere al cambio della guardia all’ingresso del palazzo dei Principi, niente a che vedere con quello celeberrimo di Londra ma comunque un bello spettacolo. Il giorno appresso approfittando di una sveglia molto mattiniera, feci un giro per la Monaco vecchia che si stende ai piedi della “rocca”, dove sorge il Palazzo dei Principi, e accoglie i visitatori con viuzze, negozietti e pasticcerie dalle vetrine variopinte e invitanti, oltre a una serie di luoghi storici e monumenti. Molto importante è anche il giardino esotico di Montecarlo che  raccoglie una grandissima varietà di piante grasse, che grazie alla diversa provenienza fioriscono in ogni momento dell’anno.

Lasciata Montecarlo non senza aver fatto il giro sul circuito automobilistico che vede tutti gli anni sfrecciare i bolidi della formula 1, mi dirigo verso Nizza dove conto di fermarmi almeno un giorno per poi procedere verso Cannes. Non c’è granchè da dire su queste due tappe. Nizza, capitale della costa azzurra, famosa per la Promenade des Anglais, il lungomare lungo qualche chilometro che costeggia la Baia degli Angeli. Le classiche sedie blu permettono di godersi liberamente il sole . Molto spettacolare è la Cattedrale Ortodossa dedicata a San Nicola, uguale a quella di San Basilio a Mosca. Il centro cittadino ospita, nell’omonima piazza, il monumento a Garibaldi, l’eroe dei due mondi nato qui a Nizza quando ancora era italiana. Seconda tappa prima del balzo verso Saint Tropez, è Cannes, famosa soprattutto per il Festival del Cinema che richiama divi e curiosi come me, in questo caso, da tutto il mondo.

Ma, a parte questo aspetto specifico, caratteristiche sono le case color pastello, il centro storico e la Croisette , il lungomare di 2 km con davanti la spiaggia e alle spalle negozi ed hotel di lusso. Per finire, da visitare è l’ isola di Santa Margherita, dove il Cardinale Richielieu fece costruire una prigione per “ospitarvi” il misterioso personaggio dalla Maschera di Ferro. Ma adesso, rotta per Saint Tropez dove giungo dopo alcuni Km di guida al rallentatore causa traffico intenso,  Dagli anni ’60, ormai, la cittadina della Costa Azzurra, affacciata su una splendida baia naturale. è la meta preferita di ricchi veri, altri un po' meno, attori affermati o in cerca di gloria. Locali alla moda, ristoranti costosi, super Yacht ancorati nel porto e boutique di marche famose concorrono a creare la sensazione di essere in una riserva per solo ricchi.

Affascinato e abbacinato da tanta ostentazione di lusso, decido di fermarmi solo per pernottare e poi ripartire verso casa dove giungo dopo un giorno intero passato alla guida. Che dire di questa “escursione” in Costa Azzurra? Interessante sotto alcuni aspetti ma modalità da non ripetere- Non è un tipo di vacanza che mi piace.

Fine della II° puntata

Auto Union DKW

Auto Union DKW

ACQUARIO  DI  MONACO
ACQUARIO  DI  MONACO

ACQUARIO DI MONACO

ACQUARIO DI MONACO

 

Trascorre un anno circa da quella esperienza solitaria e riprendo ad organizzare le vacanze con il gruppo di amici soliti che adesso cito (Sergio, senza soprannome, Corrado, detto Dado, Domenico, detto Mecu, PierGiovanni, detto Piergio) Per uno di loro, si rivelerà fondamentale per la sua vita futura. Come possiamo chiamare quest’avventura? Direi “Amore attraverso …… il parabrezza” Ma che è? Che razza di titolo, perlomeno strambo. Forse sì ma non me ne viene in mente un altro. Comunque si spiegherà da solo più avanti.

Ma andiamo con ordine, partiamo dalla progettazione delle vacanze. Non che ci sia molto da progettare : riviera Romagnola, Cattolica, due settimane. Un po' tanto per uno che non ama particolarmente il tipo di vacanza : spiaggia, passeggiate, bagni in mare, mangiare fuori misura, “wisky a go-go”, equivalente delle discoteche di adesso, più o meno. A questi locali però bisognava avvicinarsi “attrezzati”, vale a dire dopo aver “cuccato” da qualche parte, tipo sale da ballo, passeggiate sul lungo mare per adocchiare possibili “candidate” o sulla spiaggia stessa durante il giorno.

Trascorrono così le due settimane e ci accingiamo a ripartire. Qualcuno è soddisfatto (ha cuccato), qualcun altro un po' meno (non ha cuccato o solo in parte) ma comunque il tempo passato con gli amici è, quasi, sempre piacevole. Tutto bene quindi. Sì ma… l’avventura? Arriva, è incredibile ma è tutto vero. Carichiamo i bagagli in macchina, la mia DKW tedesca e partiamo (ricordate che l’auto viaggiava a miscela? E’ molto importante). Dove eravamo in vacanza, non c’erano distributori che erogavano miscela per cui l’unico modo per rifornirsi era tenere d’occhio le indicazioni autostradali che indicavano dove questa operazione era possibile.

Ci immettiamo in autostrada, viaggio tranquillo, un po' di traffico ma è normale (al confronto di oggi, l’autostrada parrebbe quasi vuota). Superiamo qualche macchina e ci accodiamo ad una vettura scura che andava alla nostra stessa velocità. Dopo un po', affinando lo sguardo, notiamo sul sedile posteriore la sagoma di due ragazze, una bambina ed un’altra ragazza molto carina che ci guardava e sorrideva. Domenico, che era seduto accanto a me, risponde al saluto ed inizia un dialogo a distanza tra lui e la ragazza. Dialogo si fa per dire perché, prima complicazione, scopriamo che la ragazza è francese ma per fortuna, capisce e parla un po' di Italiano.

Allora, entrano in gioco i cartelli che Domenico, aiutato dagli altri amici, si affretta a preparare per mostrarli alla ragazza attraverso il parabrezza (Domenico vi era letteralmente appiccicato). Lo scambio di messaggi si infittisce : siamo già ai nomi e all’indirizzo che, dopo qualche esitazione ci vengono forniti. Intanto, il padre della ragazza si accorge di tutto il tramestio (era impossibile non notare il “ragno“ Domenico appiccicato al parabrezza”) e, forse per mettere fine al trambusto, aumenta la velocità e si accinge a superare alcune vetture che lo precedono. Altro problema : la DKW è già in riserva ed è urgente rifornirsi. Lo comunico “all’equipaggio” dicendo che ci saremmo fermati al prossimo autogrill dove c’era il distributore di miscela.

Apriti cielo!! L’equipaggio si ribella e Domenico quasi mi salta addosso. Non ci si può assolutamente fermare : stiamo per ottenere l’informazione più importante, il numero di telefono. Rendo edotti i miei amici che se non ci fossimo fermati al distributore che stavamo per incrociare, rischiavamo di fermarci per forza con qualche problema da risolvere. Niente da fare : rischiamo ma andiamo avanti. Cedo al volere della maggioranza ma anche un po' per curiosità. Intanto, le trattative per ottenere il numero di telefono procedevano con un po' di titubanza da parte della ragazza quando, inaspettatamente, vediamo comparire un cartello con il numero scritto in grande , mostrato da chi? Ma da quella furbetta della sorellina che aveva rotto gli indugi tra le proteste (blande), almeno così si intuiva, della sorella maggiore.

Incamerata la preziosa informazione, salutammo le ragazze e ci fermammo all’autogrill dove facemmo il pieno e poi, finalmente rilassati (non vi dico Domenico!!) riprendemmo il viaggio con un unico argomento di conversazione : i fatti appena accaduti. Il numero fornitoci dalla sorellina era giusto? E l’indirizzo? Domenico voleva provare subito, non si rendeva conto che le ragazze erano appena qualche km davanti a noi e, telefonicamente non potevamo raggiungerle. Allora non aveva senso neanche pensare a queste cose, i cellulari erano ancora di là da venire!!!

Rassegnati rientrammo a casa. Nei giorni seguenti Domenico era diventato la nostra ombra, faticavamo a tenerlo a freno e dovemmo far fronte comune per convincerlo ad attendere. Un pomeriggio, circa una settimana dopo il nostro rientro, quando tutti nel rione ormai sapevano del “fidanzamento” volante, vediamo Domenico arrivare al bar dove di solito ci ritrovavamo. Era trasfigurato, con sorriso largo così che ci faceva il segno di vittoria. Aveva chiamato e lei aveva risposto. Dopo un’ora circa di conversazione a spiccichi e bocconi, avevano deciso di vedersi a Parigi, dove la ragazza risiedeva. Fu quello l’inizio di una relazione sulla quale non avrei scommesso una lira ma che invece andò avanti tra alti, molti e bassi, pochi, che si concluse con una proposta di matrimonio accettata dalla ragazza e dalla sua famiglia.

Matrimonio da celebrarsi a Parigi dove il padre era maitre in uno dei più noti Hotel della città. Domenico mi estese l’invito a partecipare alle nozze a patto che avessi portato con me, la ormai mitica DKW, artefice e colpevole del “misfatto” compiuto. Sistemata l’auto così luccicante che non l’avevo mai vista, mi recai quindi a Parigi dove assistei alla sfarzosa cerimonia un po' commosso per la felice conclusione dell’insolita avventura.. La vita riprese il suo corso, passarono gli anni, mi sposai ed iniziai un’altra avventura. Il periodo delle vacanze spensierate con amici o da solo erano lontani nel tempo. Ce ne furono altri, diversi ma altrettanto se non più piacevoli che racconterò in seguito.

Nel corso degli eventi della vita da sposati, frequentammo altri amici e conoscemmo altre persone. Dei vecchi amici, avevo “recuperato” Dado, alias Corrado, ve lo ricordate? In ricordo dei bei tempi trascorsi, gli proposi di farmi da testimone alle mie nozze con Ennia, cosa che accettò volentieri. Ci frequentammo ancora per qualche anno ma anche questa amicizia col passare del tempo divenne sempre meno stretta passando alla fase di oblio. Dei vecchi amici di un tempo non seppi più nulla.

Ma poi….. Poi, una sera facemmo visita a dei nostri amici coi quali parlammo di vari argomenti e anche di vacanze. Non so come, mi trovai a rivangare l’esperienza di Cattolica, del vero insolita. Addentrandoci nella descrizione dell’episodio, i nostri amici rimasero sorpresi perché a dei loro amici, era successa proprio una cosa analoga conclusa poi col matrimonio. Approfondimmo l’argomento e convenimmo che sì, erano proprio loro. A questo punto spinti dalla curiosità unita al piacere di rivedere un amico, decidemmo di organizzare un incontro con loro, cosa che avvenne dopo qualche tempo con viva emozione sia mia che di Ennia e di Domenico e la Moglie (della quale non ricordo assolutamente il nome). Rivangammo l’episodio colorendolo un po' a beneficio delle mogli ma anche nostro trascorrendo una piacevolissima serata. Poi, lo scorrere della vita quotidiana e dei nostri impegni al di là delle nostre buone intenzioni, ha fatto sì che ci perdessimo di vista e non ne abbiamo più saputo niente. Fino ad ora.

Fine della III° puntata

Tomba di Napoleone

La tour eiffel svetta nella notte di Parigi

 IV° puntata               Parigi  Notre Dame

Dopo questa parentesi sentimentale, riprendiamo a raccontare dei viaggi dopo la prima “uscita” dall’Italia. Ero molto bravo in francese e lo parlavo con discreta disinvoltura.

Deciso, il prossimo viaggio sarà in Francia, Parigi, Versailles e altro. Stavolta niente macchina, la DKW, con un po' di nostalgia, aveva cambiato proprietario ed io avevo comprato una bellissima Fiat 500 blu scuro con interni beige.

Dopo averci pensato un po', decisi però di spostarmi in treno anche per problemi economici. Così, biglietto di II° classe, pochi bagagli e partiamo (volevo dire parto) perché ero nuovamente in compagnia di me stesso. Non avevo mai fatto un viaggio così lungo e da solo prima d’ora. Un po' di inquietudine c’era ma la superai abbastanza facilmente perché il mio francese era molto buono e la conoscenza della lingua mi avrebbe aiutato molto. Ed era vero, non ebbi difficoltà a reperire le informazioni che mi servivano, un buon albergo economico ma confortevole dove non veniva servita la prima colazione e non c’era il ristorante ma questo non era un problema.

Finalmente, il giorno appresso via per la prima escursione. Dove: ma certamente a rendere omaggio alla maestosità del monumento simbolo di Parigi ma anche della Francia : la Torre Eiffel. Prima esperienza in Metrò, anche questo un avvenimento che si trasformò di lì a breve in routine quotidiana. Salii quindi sulla torre in cima alla quale mi fermai per diverso tempo per godere appieno del panorama che veniva offerto ai visitatori.

Poi via direzione Campi Elisi meglio nota universalmente come “Champs Elisè” o viale del trionfo dove i Francesi sfilarono in massa preceduti dal generale De Gaulle per festeggiare la fine della II° guerra mondiale. Ubriacato da questo primo giorno intenso, con un po' di appetito pregresso, mi accinsi a cercare un ristorante dove verificai subito che il mio “francese mangereccio” non era all’altezza di quello parlato.

Non capivo niente del menu che era scritto naturalmente in francese e, bontà loro, in inglese, il che era anche peggio. Mi affidai ai camerieri che , chissà perché, mi ritenevano inglese e come tali si comportavano rivolgendosi a me con l’appellativo di “Sir”. Finii per ordinare un piatto di “Medaillon de Languste” che erano delle bellissime aragoste difficili da “spogliare” per cui ne mangiai più o meno la metà. Tra l’altro non è che il pesce mi attragga più di tanto.

Presi nota che dovevo approfondire la conoscenza linguistica del cibo francese e recriminai di non essere andato in un ristorante Italiano : ce ne sono a bizzeffe solo sui Campi Elisi. Ma non dovevo farlo, troppo facile.

Dopo le prime visite diurne, mi arrischiai anche ad uscire di sera prolungando le mie visite notturne fino a tarda ora. Non poteva mancare un’escursioncina al quartiere frou-frou di Parigi vale a dire dove c’erano diversi locali notturni tipo il celeberrimo Moulin Rouge dove non mi azzardai ad entrare (non per puritanesimo ma per volgare pecunia). Notai però una cosa, che è la caratteristica che unisce questi locali : dopo una certa ora, si notava un via vai di ragazze che uscivano dal locale e si infilavano in quello poco lontano. Non capii subito il perché, poi spiegatomi da un “abituè” del luogo.

Le ragazze, singole o a gruppetti, si esibiscono in un locale per uscirne finito il numero che vanno poi a presentare nei locali successivi. Suggestivo subito ma dopo un po' non ci feci più caso. Visto che ormai era tardi, vedendo parecchio movimento intorno a me, decisi di seguire un gruppetto di ragazzi che si dirigevano verso la Senna, il fiume che bagna Parigi. Sulle rive c’erano dei veri e propri assembramenti di persone che, a gruppetti, parlavano o discutevano anche animatamente.

Era il mio primo incontro con diverse persone di colore, fenomeno ancora quasi sconosciuto a Torino e on Italia in genere. Non erano come gli extracomunitari di adesso che stanno invadendo il nostro paese ma persone provenienti dai possedimenti oltremare della Francia, tipo le Antille o altri luoghi. Cosa facevano lì? Ma, penso ai traffici di droga e altre piacevolezze di questo tipo. Stetti ad osservare l’evolversi della situazione tenendomi un po' in disparte, tanto defilato che attirai l’attenzione di quattro o cinque persone che guardavano insistentemente verso di me per poi dirigersi a passo spedito nella mia direzione.

Qui si mette male pensai e poteva essere così se non fossero intervenuti altri ragazzi che presero a discutere animatamente col gruppetto di prima. Uno di loro poi, mi si avvicinò, mi chiese da dove venivo e cosa facessi lì. Gli risposi un po' farfugliando (ma non era paura, era il mio francese divenuto improvvisamente difficile che mi faceva reagire in tal modo. Mettiamola così).

Dopo questa, diciamo spiegazione, il tizio mi fece cenno che potevo andarmene, cosa che misi in atto quasi subito dirigendomi verso l’albergo senza peraltro fare altri incontri di questo tipo. Nei giorni seguenti visitai il celeberrimo museo del Louvre dove potei ammirare il capolavoro La Gioconda di Leonardo da Vinci, universalmente conosciuto anche come “Monna Lisa” che lo stesso Leonardo avrebbe portato in Francia per vendere la tela al re Francesco I°.

Altri sostengono che l’abbia presa invece Napoleone durante la sua campagna in Italia. Insomma, non si sa niente di preciso solo che il prezioso dipinto non è custodito in Italia come dovrebbe essere!!! La mia esplorazione di Parigi continuò ancora per qualche giorno, il tempo di visitare la cattedrale Notre Dame con i mercatini permanenti lungo la Senna dove si possono acquistare libri anche di antica provenienza, stampe d’epoca e quadri realizzati al momento da artisti mica tanto improvvisati che non avrebbero sfigurato se esposti in una galleria d’arte.

E poi per concludere, non poteva mancare un omaggio a Lui, Napoleone Bonaparte, colui che ha fatto grande la Francia. Quando si parla coi francesi, la citazione della “Grandeur” è spesso ricorrente come motivo di orgoglio nazionale. Rinunciai invece ad andare a Versailles ed anche a proseguire il “vagabondaggio a Parigi”, perché mi era frullato per la testa un’idea sempre più insistente : ormai sono qui, cosa ci vuole per arrivare a Londra?

                      FINE DELLA IV PUNTATA

 

                                       

Moulin Rouge

Scogliere di Dover


Trafalgare Square

Trafalgare Square

Cerimonia del cambio della guardia

LONDRA

Biglietto, treno e traghetto passando per Calais e via sullo stretto verso Dover dove vengo accolto dalle Bianche Scogliere. Prosecuzione in treno verso la Victoria Station di Londra Sbarco (uso questo termine perché avevo preso anche la nave) e…

E adesso dove vado, che faccio? Prima riunione con me stesso al quale rivolgo le domande ma risposte ancora non ce ne sono. Riprovo e mi viene in mente che l’albergatore di Parigi, mi aveva dato un’indicazione relativa ad un albergo modesto ed economico. Prima di cercare un taxi però, é meglio chiedere a qualcuno dove si trova la strada riportata sull’indirizzo che mi avevano dato. Magari non é lontano dalla stazione. Nota bene : con il mio scarso inglese chiedo “What is this.. intendendo “dov’é questa strada? La risposta è stata “Street” perché in pratica avevo chiesto non “dov’è ma che cos’è questo : che cos’è? Ma una strada, che altro? Capito l’antifona? Qui devi fare le domande precise inerenti quello che vuoi sapere se no, ti rispondono sì, ma forse non é la risposta giusta. Tra l’altro, anche se sbagliata, difficile da capire.

Metto da parte l’orgoglio e, umilmente, riprovo aiutandomi anche a gesti e riesco a fargli capire che mi servono indicazioni stradali e non un indovinello tipo “Che cos’è questo”?. Mi risponde parlando, lentamente a dire il vero e gesticolando anche lui ma serve a poco : l’accento, la pronuncia le parole mangiate non aiutano di sicuro. Per farla breve, capisco poco o niente. Ringrazio comunque il mio interlocutore e mi invento una soluzione. Ormai sono un esperto di metrò. Parigi, Londra, più o meno…... Sti cavoli!! Abbastanza diverse.

Di quella di Londra si dicono strane cose. (Apro una piccola parentesi. Si narra di incontri in luoghi dove non ci deve essere nessuno e invece….. Luoghi dismessi chiusi da tempo dove, vedi un po', un addetto alla manutenzione ha incontrato un collega che stava facendo il suo lavoro, ha scambiato con lui qualche parola tipo a che distretto apparteneva, cosa ci faceva lì , come si chiamava, ottenendo sempre risposta. Solo gli attrezzi erano un po' inusuali e antiquati. Ma, forse, problemi di budget o altro. Ciao ciao o by by visto che siamo a Londra. Tornato in ufficio, ha raccontato questo episodio ai colleghi ottenendo come risposta silenzi attoniti, incredulità, sgomento. Un collega con quel nome e quelle mansioni era deceduto proprio in quella galleria ed in quel posto parecchi anni prima.!!!! Chiusa la parentesi).

Dicevamo che sono ormai esperto di metrò, dispongo di una carta stradale di Londra oltre che dei tracciati della metropolitana e quindi è abbastanza facile trovare tutte le indicazioni che mi servono, non è necessario parlare. E difatti, senza troppa fatica, raggiungo l’albergo dove un inserviente mi accompagna in camera. Lungo il tragitto si rivolge a me in italiano. Chissà da cosa ha capito che lo ero anch’io. Un po' sospettoso, (prima, alla Victoria Station, mentre mi guardavo intorno, qualche ben intenzionato si è avvicinato offrendomi, a quel che ho intuito, prestazioni di vario tipo.

Ho temuto che l’inserviente fosse uno di quelli ai quali occorre porre molta attenzione per evitare di farsi coinvolgere in situazioni spiacevoli. Un taglio netto subito!! Ma non era questo il caso : non era interessato a me ma alle mie ,…… scarpe, tipo quelle che vedete qui sotto. Mi ha detto che scarpe così ne aveva viste poche (avevano una fibbia che serviva sia per chiuderle che come ornamento) e mi propose di comprarle. Un po' sorpreso declinai la proposta dicendo che non ne avevo un altro paio di ricambio e la cosa finì lì. Uscito il “porteur” sistemai la camera e mi concessi un po' di riposo. Dopo qualche ora di relax, lasciai l’albergo, stile Vittoriano come pure l’arredamento con stanze poco ospitali come la mia ma presunsi che in camera sarei rimasto ben poco tempo.

Alla reception mi feci consigliare un itinerario che coprisse un arco di tempo di circa due – tre ore considerato che eravamo a metà pomeriggio. Mi avviai dopo aver segnato il percorso sulla cartina, già pronta, di cui l’albergo disponeva. Erano abituati a questo tipo di richieste. L’albergo era situato nei pressi di Hyde Park per cui eravamo praticamente in centro, con concetto di centro un po' diverso dal nostro. Hyde Park quindi per iniziare, con i suoi giardini e prati.. all’inglese (toh! Chi l’avrebbe detto?) Rimasi colpito dal fatto che, ogni tanto si trovava qualcuno che parlava ad un gruppo di amici ed altri gruppetti sparsi dove avveniva la stessa cosa.. Insolito no? Da noi non succedeva di avere tanti amici che si ritrovano in un parco a parlare e discutere tra loro. Poi, senza volerlo, assistetti alla “nascita” del fenomeno.

Nel parco c’erano diverse persone che erano lì per passeggiare, da soli o in compagnia e, ogni tanto qualcuno, senza preavviso a nessuno, si fermava ed incominciava a parlare, da solo ed al vento perché nessuno se lo “filava” come diremmo noi. Incuriosito mi fermai. Non è che questo poveretto non è “tanto nel suo?” sempre come diremmo noi?.

Macchè!! Qualche “amico” cominciava a fermarsi, ascoltava e se ne andava salvo poi tornare sui suoi passi per interloquire con l’oratore o semplicemente per ascoltare essendo interessato ai concetti da questo espressi. Si formavano così gruppi di consistenza diversa, dalle poche persone a varie decine di elementi. Comunque non tutti erano interessati agli argomenti trattati.

Alcuni individui, come cani da caccia, cercavano di infilarsi nella calca dei gruppi più numerosi per derubare gli ignari ascoltatori. Per questo, si incontravano spesso delle pattuglie di poliziotti che perlustravano il parco per cercare di arginare questo fenomeno. Dopo questa lezione di vita, lasciai Hyde Park e mi diressi verso Buckingham Palace, sede della reggia d’Inghilterra. Lo spettacolo che mi si parò innanzi era maestoso nella sua imponenza. Dava l’idea della grandezza di questo popolo che, relegato su un territorio non poi così grande, aveva dominato il mondo espandendosi in ogni sua parte conosciuta e contribuendo, con i suoi avventurosi “esploratori”, a scoprire nuove terre che venivano poi colonizzate con l’annessione alla Gran Bretagna.

Ma non mi soffermai più di tanto, sarei tornato l’indomani mattina per assistere allo spettacolo (perché ormai tale era diventato) del cambio della guardia, famoso in tutto il mondo. Tornai in albergo dove dovetti “fronteggiare” di nuovo l’assalto dell’inserviente per le mie scarpe. Liquidata, per il momento la faccenda, mi feci consigliare un posto dove poter mangiare senza farmi “rapinare” con un conto piuttosto salato visto che ero da solo, non conoscevo la lingua e mi sarebbe andato bene tutto.

Devo dire che l’inserviente mi aveva consigliato bene perché rimasi molto soddisfatto sia dalla qualità del cibo che dalla professionalità del personale. Mi avventurai per un po' di tempo nei dintorni del ristorante dove trovai una pletora di esercizi aperti in cui molta gente si alternava all’interno dei locali formando anche dei capannelli all’esterno. Insomma, un allegro ambiente che mi lasciò del tutto soddisfatto. Ero da solo ma non stavo poi così male!!

Come avevo deciso la sera prima, al mattino mi misi in cammino presto e di buona lena, passando per Hyde Park. Giungendo nelle vicinanze del palazzo reale, vidi che nei cortili delle caserme che ospitano i diversi reggimenti che si apprestavano a partecipare alla cerimonia, c’era molto fermento. I soldati si predisponevano nelle formazioni che avrebbero assunto giunti sul luogo di destinazione e iniziavano “le prove” come se fossero a teatro, dopodiché, si misero in marcia raggiungendo la spianata davanti al palazzo ed iniziò la cerimonia. che durò un bel po', circa un’ora, un’ora e mezza.

Era molto complessa coinvolgendo soldati in marcia che si fermavano dopo qualche decina di metri rimanendo in rigido “attenti”, soldati a cavallo perfettamente allineati che fungevano da cornice ai “quadri” che si andavano componendo, il tutto accompagnato da brani musicali per sottolineare le varie parti della cerimonia. Intanto, da lontano, giungeva no le note di una musica che accompagnava drappelli di soldati in avvicinamento che si apprestavano ad unirsi al contingente già all’opera. Non proseguo a descrivere tutto quello che avveniva nel corso dell’evento perché rischierei di dimenticare qualche aspetto significativo importante.

Lasciai quindi la spianata e mi diressi verso “Trafalgar Square”, considerata il vero centro di Londra. Si trova a pochi passi dalla stazione di Charing Cross,  Nella piazza, svetta il bellissimo monumento che celebra la vittoria schiacciante dell’ammiraglio Horatio Nelson sulla flotta Franco-Spagnola al largo di Capo Trafalgar nel 1805 mettendo fine al sogno Napoleonico di egemonia marittima.

Dopo Trafalgar, non poteva mancare la visita alla Cattedrale cattolica di Westminster, imponente nella sua maestosità, luogo dove si celebrano le più importanti cerimonie che coinvolgono la famiglia reale, dai matrimoni, ai funerali ed alle incoronazioni.

Cavalieri diretti alla cerimonia del cambio della guardia

Cerimonia del cambio della guardia

Cavalieri diretti alla cerimonia del cambio della guardia

Drappello di soldati al cambio della guardia

Hide Park

Hide Park

L'esterno, caratterizzato dalle cupole orientaleggianti, dal colore rosso dei mattoni e soprattutto dall'alta torre campanaria intitolata a sant'Edoardo, raggiunge gli 87 metri d'altezza. L'interno è decorato con marmi e mosaici (raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento.

Non mi dilungherò a descrivere più dettagliatamente le caratteristiche dell’edificio anche perché non me le ricordo appieno. Proseguendo nel giro turistico solitario, mi diressi sul ponte vicino alla cattedrale dove, sul Tamigi che scorre sottostante, vidi numerose imbarcazioni che affollavano le zone limitrofe, dando luogo ad un andirivieni di persone che rientravano da una escursione sul fiume ad altre che prendevano posto sulle imbarcazioni per una nuova escursione.

Mi aggirai per vedere quali erano le destinazioni ed i tempi di effettuazione previsti. Una in particolare attrasse la mia attenzione : in poco più di un’ora o giu di lì, si poteva arrivare a Greenich.

Greenich. Dovetti riflettere un po' e scavare notizie, invero molto limitate, dalla mia memoria (parentesi per chi mi conosce bene : Allora funzionava bene, chiusa parentesi). Incuriosito dalle non risposte, decisi che sì, valeva la pena di farci un salto che avrei poi raccontato come un’avventura. Mi feci una bella crociera di circa un’ora, gustandomi Londra da un punta di vista insolito, passando sotto la Torre dove sono custoditi i gioielli di casa reale, il ponte girevole, i palazzi Vittoriani per arrivare a quelli più recenti. Oltretutto era anche una bella giornata.

Ne valeva la pena. Giunto a Greenich, mi concessi un buon caffè (cancello buon, non allarghiamoci troppo) dopodichè, seguendo le indicazioni giunsi nel luogo ove passava il meridiano. Breve storia : Nel 1884 viene istituito il “meridiano zero”: che attraversa l'Osservatorio Astronomico di Greenwich, nel Regno Unito. Considerato il “meridiano zero”, quello da cui dipende l’intero sistema di fusi orari, è il punto di partenza per misurare la distanza a est e a ovest attorno alla Terra. Il suo percorso è determinato dalla posizione di un telescopio storico, l'Airy Transit Circle, ospitato presso il Royal Observatory di Greenwich .

Il meridiano, in geografia, è una linea immaginaria che congiunge il Polo Nord e il Polo Sud. In totale se ne contano 360: in ogni punto della superficie terrestre (fatta eccezione per i Poli) passa un unico meridiano, per metà a est di Greenwich, per l’altra metà a ovest. Il meridiano zero è il più importante Fine delle scarne notizie in merito. Se interessa approfondire, su Internet si trovano tutte le informazioni che attengono a questo argomento.

Ma torniamo ai tempi in cui Internet non c’era o meglio, non sapeva ancora che sarebbe diventata quello che è adesso. Cinquant'anni tondi. Li compie oggi Internet, anche se l'affermazione potrebbe essere non del tutto corretta. Era il 29 ottobre del 1969 quando fu effettuata la trasmissione di un primo pacchetto di dati tra due computer: uno posto all'università di Los Angeles, l'altro al Research Institute di Stanford.

La rete si chiamava Arpanet, e fu progettata dal Dipartimento di Difesa americano. Per questo, secondo alcuni, non può essere considerato il giorno di Internet, che invece arriverà – col suo protocollo TCP/IP – solo più avanti. Ma è la tecnologia che conta. E quel giorno, per la prima volta, due computer distanti si scambiarono dei dati. Arpanet era l'acronimo di Advanced Research Project Agency, agenzia per i progetti di ricerca avanzata per il Dipartimento della Difesa. Finiti i brevi cenni storici (essendo il mondo degli elaboratori elettronici l’ambiente e il lavoro che mi avrebbe impegnato fino alla pensione, ho fatto una piccola digressione al mio narrare).

Ma adesso riprendiamo la storia degli appunti di viaggio senza però confessare che dal marchingegno rappresentato in fotografia, mi aspettavo di vedere uscire qualcosa tipo un raggio, un fascio di luce o altre diavolerie. Invece niente!! Tutte cose immaginarie. Passata così la giornata rientrai in hotel pensando a dove sarei potuto andare il giorno appresso, ultimo di permanenza nel regno unito Non poteva mancare una visita al già celebre Portobello, capostipite forse dei mercatini di cose usate e non, più o meno antiche dove qualche intenditore potrebbe fare buoni acquisti. Molta gente di tutte le etnie, cosa che non trovai a Soho, quartiere cinese nel cuore di Londra, molto pittoresco ma da non frequentare dal tramonto in poi tantomeno da soli.

Nel corso della visita a Soho, trovai una postazione dove un lustrascarpe offriva i suoi servigi. Mi venne un’idea che misi subito in atto prima di cambiarla. Feci lustrare per bene le scarpe che, dopo l’intervento, sembravano appena uscite dal confezionamento. Adesso bisognava completare l’opera : trovare ed acquistare un paio di scarpe.

Già, l’avete capito. Non potevo deludere l’inserviente dell’albergo che era innamorato delle mie scarpe. Vi ricordate? Portai a termine l’operazione non senza fatica e, tornato in albergo, porsi al ragazzo la scatola contenente le scarpe lustrate alla perfezione. Non finiva più di ringraziarmi e fui felice di aver fatto questa cosa.

Il giorno dopo, tragitto in metro fino alla stazione Vittoria, biglietto per Torino passando per Parigi senza averlo chiesto. Chiesi spiegazioni senza sapere se avevo formulato correttamente la domanda. Credo di sì perché guardando il percorso sul biglietto, vidi segnato Parigi e, sventolandolo, dissi “WHY?” che certamente vuol dire “perchè”, ottenendo per risposta una serie di frasi che non mi hanno illuminato. Anzi, diciamo pure che non ho capito niente. Ma, in fondo, la cosa non mi dispiaceva, avrei allungato un po' il viaggio.

Approfittai del tragitto per fare il bilancio delle giornate trascorse ricavandone un giudizio tutto sommato positivo. Avevo affrontato qualche situazione a rischio tipo gli incontri a Parigi e alla stazione Vittoria ma era andata bene. Certo che, riflettendo a mente fredda, se fossimo stati in due sarebbe forse andato meglio ma, tutto sommato me l’ero cavata abbastanza bene.

Mi riproposi di approfondire (si fa per dire) la conoscenza della lingua inglese e pensai già alle prossime vacanze fantasticando un bel po' su mondi lontani ed affascinanti. E poi giunsi a casa. Incontri con gli amici, racconti un po' “addomesticati” per suscitare interesse nell’intento di reclutare possibili compagni per le vacanze a venire.

Devo confessare che sentirmi di essere talvolta al centro dell’attenzione non mi dispiaceva ed un po' me la tiravo. Poi, riprese le normali attività, l’interesse per le “avventure” appena vissute andava via via scemando da parte dei miei interlocutori ma non per me che già ipotizzavo le prossime “escursioni”. Olanda, Amsterdam, Belgio, Bruxelles? Perchè no!! Vedremo.

Fine della- V° puntata