Informatica per caso

Dopo quel viaggio un po' avventuroso, trascorse un po' di tempo prima di intraprenderne altri significativi- Nel frattempo la mia situazione economica era molto migliorata grazie al cambio di lavoro, una mansione che avrebbe caratterizzato tutto l’arco della mia vita fino alla pensione. Non ha niente a che vedere con i viaggi o quasi, ma mi fa piacere parlarne.

Vi racconto brevemente com’è andata. Insoddisfatto sia dell’attività che svolgevo in Timo che dello stipendio percepito, cominciai a scorrere i giornali soffermandomi sulle offerte di lavoro. Una in particolare attrasse la mia attenzione : cercavano un programmatore diplomato …. senza specificare bene a che tipo di programmatore erano interessati.

Risposi all’annuncio inviando una lettera con il mio breve curriculum e non ci pensai più. Qualche tempo dopo, ricevetti una comunicazione che mi proponeva un colloquio informativo per esplicitare meglio di cosa si trattava e vedere se l’interesse era reciproco. Trascorso qualche giorno, varcai le soglie della Superga, società del gruppo Pirelli che produceva scarpe. Un po' sorpreso, iniziai il colloquio ma quasi subito il mio interlocutore mi chiese se sapevo che cosa facesse un programmatore.

Risposi con l’unica immagine che, nella mia scarsa esperienza lavorativa, si affacciava alla memoria: un programmatore opera in officina, in reparto ed è responsabile dell’organizzazione del lavoro degli operai addetti alle macchine ecc.. ecc…

Molto bene mi sentii rispondere, ma noi cerchiamo un altro tipo di programmatore, un tecnico che programmi gli elaboratori elettronici o calcolatori, il termine computer non era ancora conosciuto. Il mondo degli elaboratori, finora appannaggio dell’ambiente militare, si stava affacciando al mondo industriale e necessitava di personale sia già esperto (pochissime fortunate persone) che da formare.

La cosa mi interessava moltissimo e già mi vedevo a tu per tu con quegli enormi, allora, macchinari col mio camice bianco a dare ordini (come?) a quei mostri giganteschi. Il mio entusiasmo fu subito raffreddato. Il mio intervistatore era interessato al mio modo di pormi rispetto agli altri e per lui potevo soddisfare le loro aspettative ma bisognava superare un test attitudinale presso la IBM, leader mondiale nella produzione di elaboratori elettronici.

Accettai naturalmente e qualche tempo appresso, mi recai presso una sede IBM per sostenere il test, basato tutto sulla logica (a quei tempi, i test all’americana erano molto in voga e, spessissimo condizionavano una possibile assunzione). Mi ritrovai in mezzo a molte persone, un centinaio circa in giorni diversi, tutte in attesa di sottoporsi al test. Feci del mio meglio e tornai alle mie occupazioni.

Circa un mese dopo, non mi ricordavo neanche più del test, ricevetti una telefonata dalla Superga che mi invitava in sede per notizie importanti da comunicarmi. Mi recai in Superga dove ritrovai il mio interlocutore del colloquio precedente, affiancato da un’altra persona che si presentò come direttore del personale.

Venni informato che l’esito del test era ottimo: ero risultato secondo in un lotto di un centinaio di persone. Mica male!!! Dopo questo colloquio, le cose procedettero rapidamente ed entrai nel mondo dell’informatica dove restai fino alla pensione cambiando ancora e sempre in meglio, sia il datore di lavoro che il tipo di attività. Ma questa è un’altra storia che c’entra poco coi viaggi di cui adesso riprenderò il racconto.

(In calce, immagini del centro elettronico della Lavazza dove ho lavorato per circa 13 anni con la qualifica di Programmatore Analista e Vice Capo Centro)

                                                

                                        

 

Il mitico 1401 IBM

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