Autostop

I° Puntata - La "grande" avventura1 - Autostop

Tanto tempo fa, in un passato lontano lontano, un ragazzo bussava alle porte del mondo per iniziarne, in parte, la conoscenza. La passione per i viaggi era innata anzi, se c'era da scoprire qualcosa ero sempre presente e curioso :  venendo da un’epoca che ci aveva negato tutto ma che ci offriva l’opportunità di ricominciare non vedevo l’ora di iniziare l’avventura. Erano i mitici anni 60, quelli del boom economico post ricostruzione dopo la II° guerra mondiale. Il lavoro non mancava, era sempre dietro l’angolo.

All’epoca, lavoravo in TIMO, Telefoni Italia Medio Orientale con direzione a Torino e zona operativa in Emilia Romagna. Ero fresco di diploma, Perito Industriale Radiotecnico Capotecnico, uno degli ultimi anni della specializzazione, incentrata sulla costruzione di radio con valvole termoioniche alte mezzo metro (forse esagero un po' ma poi mica tanto, foto sotto. Quel “trabiccolo” che si vede, è una radio in costruzione) [vedi foto del laboratorio di Radiotecnica a fine testo] Avevo già fatto qualche viaggio, (meglio dire spostamenti più o meno lunghi), negli anni precedenti ma niente di più. Il primo vero viaggio con obiettivo ambizioso, intrapreso con un mio ex compagno di scuola, fu la scoperta dell’Italia, perché di questo si trattava, da cima a fondo, partendo da Ventimiglia per arrivare fino a Taranto.

Non male per due sprovveduti o quasi!! Detto fatto. Mica tanto!! Soldi pochi anzi, quasi niente. Come si viaggia allora? Ma naturalmente in autostop, la moda del momento che sapeva molto di avventura. Allora, zaino in spalla compresa una spartanissima canadese [vedi foto a fine testo ] dove in due si stava stretti, senza fondo para umido, letto costituito da una coperta stesa al suolo. Si dormiva dove capitava, a volte in un campeggio a volte su qualche distesa erbosa: a Genova, ci siamo accampati in un prato prospiciente il cimitero monumentale di Staglieno con tanto di visita notturna di vigilanti, senza conseguenze. Ma andiamo con ordine, vale a dire prima bisogna arrivare a Ventimiglia, stazione di partenza. Come? Ma in treno naturalmente, all’autostop ci pensiamo dopo.

Stavolta sì, detto fatto, un viaggio in treno è un viaggio in treno, niente da segnalare. Sbarcati a Ventimiglia, tempo per un caffè, punto della situazione e scelta del luogo di “appostamento” per rimediare un passaggio. Dopo qualche ora (sì, non minuti o poco tempo come ingenuamente credevamo, con spostamenti vari sempre con tutti i nostri bagagli appresso), non si era fermato nessuno, solo un po' di curiosità e basta. Cominciavamo ad essere un po' sfiduciati e stanchi quando abbiamo adocchiato una bella stazione di pullman di linea che copriva no diverse destinazioni tra cui quella che in quel momento ci interessava, vale a dire Ventimiglia-Genova. Non ci abbiamo pensato molto, ci siamo imbarcati e via verso Genova. E l’autostop? Nessun problema, vedremo dopo.

A Genova, ricerca di un campeggio, sempre con le nostre difficoltà a muoverci. Dopo un po' di tentativi infruttuosi, (camping pieni, solo tende che erano tali come non lo era la nostra ...), troviamo posto in un campo da tennis in terra rossa, spacciato dal proprietario come adibito a camping. Bé non so se avete mai provato a piantare dei paletti su un campo da tennis in terra rossa. Noi sì ma senza successo. Che si fa? Eravamo o no degli autostoppisti? Quelli non si perdono mai d’animo. E allora anche noi, dopo un “lauto pasto, si fa per dire” ci siamo guardati intorno e siamo finiti a Staglieno di cui avete letto sopra, arrangiandoci alla meglio. Il giorno dopo, con tanto di cartello (avevamo visto fare così dai nostri “colleghi” più esperti) indicante la nostra destinazione, ci abbiamo riprovato e finalmente qualcuno aveva cominciato a fermarsi offrendoci passaggi più o meno prossimi alle nostre mete.

Quindi giù per l’Italia verso Roma con tappe a Firenze per visitarla appieno, (Piazza della Signoria, la Galleria degli Uffizi, il Ponte Vecchio e molti altri luoghi celebri) e a Siena con l’intento sì di visitarla ma anche perché era la nostra ancora di salvezza. Un po' sprovveduti ma non del tutto. A Siena risiedevano dei parenti stretti del mio compagno di viaggio. Accolti a braccia aperte e con curiosità, volevano dire pasti assicurati par qualche giorno e sovvenzioni per poter viaggiare con più serenità. A Siena comunque, oltre a Piazza del Palio e al Duomo, abbiamo potuto visitare la Lizza, antiche mura medioevali che si estendevano a difesa del comprensorio senese e adesso meta preferita per passeggiate nei suoi splendidi giardini.  Lasciata Siena, ci siamo diretti verso Roma dove siamo giunti dopo qualche giorno. Ormai, viaggiavamo abbastanza disinvolti senza incontrare particolari problemi. Il camping dove avevamo trovato ospitalità, era molto bello, inaugurato da poco e dotato dei più moderni servizi. Alla nostra tendina era stato riservato un posticino un po' appartato perché non desse troppo nell’occhio ma la cosa non ci ha turbato più di tanto.

Il posto piacevole, la bella sistemazione e la maestosità di Roma, ci hanno convinto a fermarci più del previsto per una visita approfondita portandoci anche a scendere nelle catacombe. Una visita che non avrei più dimenticato negli anni a venire e che mi ha fatto tornare nella città eterna molte altre volte. Dopo qualche giorno e parecchi soldi spesi, facendo il punto della situazione, abbiamo convenuto che, forse, ci restavano spazio e risorse per fare una puntata a Napoli- Così pensavamo ma il forse, esaminato a fondo, diventò subito un “niet” alla russa, per dire che era categorico. Questo se volevamo avere buone possibilità di tornare a casa, cosa che in fondo non ci dispiaceva. Risalimmo allora la penisola senza particolari problemi se non le lunghe attese per i passaggi ma ormai eravamo abituati.

Devo dire in verità che, passando vicino a Siena, ci venne la tentazione di “far visita” nuovamente ai parenti conosciuti nel girone di andata,, beninteso solo per metterli al corrente del nostro peregrinare (bugiardi!!) ma l’intenzione rimase solo tale. Giunti a casa, baci ed abbracci con amici e parenti in attesa di sentire il racconto delle nostre “strabilianti avventure”, cosa che facemmo aggiungendo particolari da brivido ad ogni nuovo incontro e suscitando ammirazione ed invidia nei nostri interlocutori ( a dire il vero solo a qualcuno). Devo dire che non abbiamo esagerato poi più di tanto. Dopo questa esperienza comunque interessante, altri viaggi in autostop?. Di comune accordo abbiamo deciso che, per il momento, era un tipo di esperienza che non avremmo ripetuto.

FINE DELLA I* PUNTATA

Genova Acquario

Siena Piazza Del Campo

Firenze Ponte Vecchio

        Roma Interno Colosseo

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