Amore e parabrezza

Appunti di viaggio - IV° puntata

 

Trascorre un anno circa da quella esperienza solitaria e riprendo ad organizzare le vacanze con il gruppo di amici soliti che adesso cito (Sergio, senza soprannome, Corrado, detto Dado, Domenico, detto Mecu, PierGiovanni, detto Piergio) Per uno di loro, si rivelerà fondamentale per la sua vita futura. Come possiamo chiamare quest’avventura? Direi “Amore attraverso …… il parabrezza” Ma che è? Che razza di titolo, perlomeno strambo. Forse sì ma non me ne viene in mente un altro. Comunque si spiegherà da solo più avanti.

Ma andiamo con ordine, partiamo dalla progettazione delle vacanze. Non che ci sia molto da progettare : riviera Romagnola, Cattolica, due settimane. Un po' tanto per uno che non ama particolarmente il tipo di vacanza : spiaggia, passeggiate, bagni in mare, mangiare fuori misura, “wisky a go-go”, equivalente delle discoteche di adesso, più o meno. A questi locali però bisognava avvicinarsi “attrezzati”, vale a dire dopo aver “cuccato” da qualche parte, tipo sale da ballo, passeggiate sul lungo mare per adocchiare possibili “candidate” o sulla spiaggia stessa durante il giorno.

Trascorrono così le due settimane e ci accingiamo a ripartire. Qualcuno è soddisfatto (ha cuccato), qualcun altro un po' meno (non ha cuccato o solo in parte) ma comunque il tempo passato con gli amici è, quasi, sempre piacevole. Tutto bene quindi. Sì ma… l’avventura? Arriva, è incredibile ma è tutto vero. Carichiamo i bagagli in macchina, la mia DKW tedesca e partiamo (ricordate che l’auto viaggiava a miscela? E’ molto importante). Dove eravamo in vacanza, non c’erano distributori che erogavano miscela per cui l’unico modo per rifornirsi era tenere d’occhio le indicazioni autostradali che indicavano dove questa operazione era possibile.

Ci immettiamo in autostrada, viaggio tranquillo, un po' di traffico ma è normale (al confronto di oggi, l’autostrada parrebbe quasi vuota). Superiamo qualche macchina e ci accodiamo ad una vettura scura che andava alla nostra stessa velocità. Dopo un po', affinando lo sguardo, notiamo sul sedile posteriore la sagoma di due ragazze, una bambina ed un’altra ragazza molto carina che ci guardava e sorrideva. Domenico, che era seduto accanto a me, risponde al saluto ed inizia un dialogo a distanza tra lui e la ragazza. Dialogo si fa per dire perché, prima complicazione, scopriamo che la ragazza è francese ma per fortuna, capisce e parla un po' di Italiano.

Allora, entrano in gioco i cartelli che Domenico, aiutato dagli altri amici, si affretta a preparare per mostrarli alla ragazza attraverso il parabrezza (Domenico vi era letteralmente appiccicato). Lo scambio di messaggi si infittisce : siamo già ai nomi e all’indirizzo che, dopo qualche esitazione ci vengono forniti. Intanto, il padre della ragazza si accorge di tutto il tramestio (era impossibile non notare il “ragno“ Domenico appiccicato al parabrezza”) e, forse per mettere fine al trambusto, aumenta la velocità e si accinge a superare alcune vetture che lo precedono. Altro problema : la DKW è già in riserva ed è urgente rifornirsi. Lo comunico “all’equipaggio” dicendo che ci saremmo fermati al prossimo autogrill dove c’era il distributore di miscela.

Apriti cielo!! L’equipaggio si ribella e Domenico quasi mi salta addosso. Non ci si può assolutamente fermare : stiamo per ottenere l’informazione più importante, il numero di telefono. Rendo edotti i miei amici che se non ci fossimo fermati al distributore che stavamo per incrociare, rischiavamo di fermarci per forza con qualche problema da risolvere. Niente da fare : rischiamo ma andiamo avanti. Cedo al volere della maggioranza ma anche un po' per curiosità. Intanto, le trattative per ottenere il numero di telefono procedevano con un po' di titubanza da parte della ragazza quando, inaspettatamente, vediamo comparire un cartello con il numero scritto in grande , mostrato da chi? Ma da quella furbetta della sorellina che aveva rotto gli indugi tra le proteste (blande), almeno così si intuiva, della sorella maggiore.

Incamerata la preziosa informazione, salutammo le ragazze e ci fermammo all’autogrill dove facemmo il pieno e poi, finalmente rilassati (non vi dico Domenico!!) riprendemmo il viaggio con un unico argomento di conversazione : i fatti appena accaduti. Il numero fornitoci dalla sorellina era giusto? E l’indirizzo? Domenico voleva provare subito, non si rendeva conto che le ragazze erano appena qualche km davanti a noi e, telefonicamente non potevamo raggiungerle. Allora non aveva senso neanche pensare a queste cose, i cellulari erano ancora di là da venire!!!

Rassegnati rientrammo a casa. Nei giorni seguenti Domenico era diventato la nostra ombra, faticavamo a tenerlo a freno e dovemmo far fronte comune per convincerlo ad attendere. Un pomeriggio, circa una settimana dopo il nostro rientro, quando tutti nel rione ormai sapevano del “fidanzamento” volante, vediamo Domenico arrivare al bar dove di solito ci ritrovavamo. Era trasfigurato, con sorriso largo così che ci faceva il segno di vittoria. Aveva chiamato e lei aveva risposto. Dopo un’ora circa di conversazione a spiccichi e bocconi, avevano deciso di vedersi a Parigi, dove la ragazza risiedeva. Fu quello l’inizio di una relazione sulla quale non avrei scommesso una lira ma che invece andò avanti tra alti, molti e bassi, pochi, che si concluse con una proposta di matrimonio accettata dalla ragazza e dalla sua famiglia.

Matrimonio da celebrarsi a Parigi dove il padre era maitre in uno dei più noti Hotel della città. Domenico mi estese l’invito a partecipare alle nozze a patto che avessi portato con me, la ormai mitica DKW, artefice e colpevole del “misfatto” compiuto. Sistemata l’auto così luccicante che non l’avevo mai vista, mi recai quindi a Parigi dove assistei alla sfarzosa cerimonia un po' commosso per la felice conclusione dell’insolita avventura.. La vita riprese il suo corso, passarono gli anni, mi sposai ed iniziai un’altra avventura. Il periodo delle vacanze spensierate con amici o da solo erano lontani nel tempo. Ce ne furono altri, diversi ma altrettanto se non più piacevoli che racconterò in seguito.

Nel corso degli eventi della vita da sposati, frequentammo altri amici e conoscemmo altre persone. Dei vecchi amici, avevo “recuperato” Dado, alias Corrado, ve lo ricordate? In ricordo dei bei tempi trascorsi, gli proposi di farmi da testimone alle mie nozze con Ennia, cosa che accettò volentieri. Ci frequentammo ancora per qualche anno ma anche questa amicizia col passare del tempo divenne sempre meno stretta passando alla fase di oblio. Dei vecchi amici di un tempo non seppi più nulla.

Ma poi….. Poi, una sera facemmo visita a dei nostri amici coi quali parlammo di vari argomenti e anche di vacanze. Non so come, mi trovai a rivangare l’esperienza di Cattolica, del vero insolita. Addentrandoci nella descrizione dell’episodio, i nostri amici rimasero sorpresi perché a dei loro amici, era successa proprio una cosa analoga conclusa poi col matrimonio. Approfondimmo l’argomento e convenimmo che sì, erano proprio loro. A questo punto spinti dalla curiosità unita al piacere di rivedere un amico, decidemmo di organizzare un incontro con loro, cosa che avvenne dopo qualche tempo con viva emozione sia mia che di Ennia e di Domenico e la Moglie (della quale non ricordo assolutamente il nome). Rivangammo l’episodio colorendolo un po' a beneficio delle mogli ma anche nostro trascorrendo una piacevolissima serata. Poi, lo scorrere della vita quotidiana e dei nostri impegni al di là delle nostre buone intenzioni, ha fatto sì che ci perdessimo di vista e non ne abbiamo più saputo niente. Fino ad ora.

Fine della IV° puntata